TUMORE AL SENO: AL TUO FIANCO NELLA RIABILITAZIONE

/news_foto_96_58759934.png

In Italia il tumore alla mammella è più frequente nel sesso femminile e colpisce una donna su 9 con un aumento di incidenza, rispetto al passato, in particolare nella fascia di popolazione di 35-55 anni.

Oggi è sempre più attiva la campagna di sensibilizzazione per il tumore al seno e senza ombra di dubbio la strategia di prevenzione più efficace è la diagnosi precoce eseguita attraverso un adeguato programma di controlli. I principali strumenti per la diagnosi di questa patologia sono la visita da parte di uno specialista senologo, la mammografia (radiografia della mammella) e l’ecografia mammaria. In ogni caso, il percorso diagnostico si conclude con un referto anatomo-patologico e, se necessario, con l’esame istologico.

A seguito di una diagnosi il medico definisce un percorso terapeutico multidisciplinare costruito su misura della paziente in base alla cartella clinica ed istologica del tumore. Inoltre il trattamento di questa neoplasia può prevedere l’intervento chirurgico, la radioterapia, la terapia medica (chemioterapia, ormonoterapia e terapia biologica), la chirurgia plastico-ricostruttiva e la fisioterapia.

 

A prima lettura la fisioterapia sembrerebbe una disciplina poco concorde con questo tipo di patologia ma in realtà circa il 40% delle donne operate per tumore al seno manifestano una serie di problemi che si hanno dopo l’intervento chirurgico post mastectomia che prende il nome di sindrome ascellare.Il rischio infatti è quello di manifestare capsuliti adesive, alterazione della funzione dei muscoli e delle fasce, nevralgie del plesso brachiale, e problemi alla cuffia dei rotatori.

Durante la mastectomia demolitiva infatti possono essere interessati nervi come il nervo toracico lungo o l’ascellare e i relativi muscoli con conseguente alterazione del movimento della scapola e della spalla. Nello specifico le problematiche relative all’articolazione della spalla dipendono dall’interessamento del muscolo piccolo pettorale che durante il trattamento chirurgico viene inevitabilmente compromesso con le sue fibre che risulteranno danneggiate e accorciate.

 

Allo stesso tempo non è da sottovalutare l’impatto che una determinata condizione patologica come il tumore può avere sull’aspetto psicologico della paziente e come questo modifica la qualità della vita e il quadro psico-emozionale.

È per questo che da qualche anno il Centro di Fisioterapia COPREZ ha cominciato a proporre delle alternative al trattamento riabilitativo classico della riabilitazione post- mastectomia portando in acqua le pazienti.

L’drokinesiterapia infatti, può essere considerata una strategia innovativa e vincente perché l’ambiente in cui la paziente si ritrova è un ambiente più familiare e meno sanitarizzato, nel quale la donna ha la possibilità di confrontarsi, vedersi, sentirsi, vivendo il momento della terapia anche come un gioco.

Inoltre in acqua ogni persona è in grado di eseguire con più facilità e meno dolore i movimenti richiesti, ridurre il tempo di recupero ma soprattutto ha la possibilità di condividere la sofferenza di un cambiamento drammatico della sua vita con altre donne che hanno subito lo stesso percorso.