TENDINITI: CHI SONO I PRINCIPALI SOGGETTI A RISCHIO?

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Quante volte per mancanza di tempo e attenzione abbiamo ignorato un piccolo fastidio o dolore?

Quante volte durante la giornata il nostro corpo ci manda dei segnali che ci avvertono che l’organismo sta andando incontro ad un processo infiammatorio?

 

Molto spesso anche singoli movimenti possono farci rendere conto che i muscoli, le articolazionie molto spesso i tendini sono già in stato di infiammazione avanzata. Nella maggior parte dei casi, la causa va ricercata in un gesto non corretto o violento che ripetuto, determina un sovraccarico funzionale che è la conseguenza della cronica ripetizione nel tempo di microtraumi.

 

L’infiammazione dei tendini sviluppa quella che comunemente viene definita tendinite. Teoricamente ogni tendine può esserne interessato, ma certamente alcuni più di altri sono esposti al rischio di infiammazione. Si tratta di quelli a livello delle articolazioni come: i tendini della cuffia dei rotatori; dei gomiti, del polso, delle ginocchia o della caviglia come il più conosciuto tendine d’Achille.

 

Ma chi sono i principali soggetti a rischio di sviluppare tendiniti?

 

La risposta immediata risulta quasi ovvia: sicuramente tutti i soggetti che praticano attività sportiva con un allenamento eccessivo e/o scorretto sono particolarmente a rischio di sovraccarico funzionale. Allo stesso tempo un alto tasso di rischio è stato riscontrato anche nei soggetti che svolgono lavori manuali che portano ad assumere una postura scorretta.

 

Oggi però, sono stati evidenziati ulteriori fattori di rischio per le tendiniti: il primo fra tutti è il sovrappeso, il solo peso del corpo può infatti sviluppare una pressione sugli arti che porta il corpo ad assumere posizioni o movimenti scorretti.  Altri fattori di rischio sono alcune delle patologie sistemiche come artrite reumatoide, gotta o problematiche di tipo metabolico, come il diabete o i disturbi a carico della tiroide. Un disturbo metabolico infatti, influisce sui processi di riparazione di tutto il corpo, ma in particolare a livello tendineo provoca una vera e propria debolezza del tessuto che non riesce a ripararsi, a causa dell’alterazione del metabolismo tissutale.

 

Cosa si può fare una volta diagnosticata la tendinite?

 

Sicuramente la prima cosa da fare una volta evidenziata una tendinite è quella di mettere a riposo il tendine infiammato, cioè evitando di compiere i movimenti che hanno determinato l’infiammazione. Poi successivamente, è necessario affidarsi ad un fisioterapista che inizierà immediatamente sedute di terapia fisica strumentale; ovvero utilizzerà strumentazioni specifiche che, grazie al rilascio di diversi tipi di energia, portano a stimolare i naturali processi di riparazione del tessuto danneggiato e la riduzione dell’azione antinfiammatoria.  Una delle prime terapie utilizzate è quella degli ultrasuoni che sfrutta il rilascio di onde sonore. Successivamente è possibile utilizzare le onde d’urto che sfruttano onde acustiche ad alta energia, la laserterapia che impiega luce laser e, in ultimo, la tecarterapia che sfrutta la capacità di penetrazione delle onde elettromagnetiche nei tessuti più profondi della zona interessata.

 

Il fisioterapista, inoltre, per evitare la ricomparsa di tendiniti fa spesso eseguire degli esercizi specifici, personalizzati che servono per rinforzare la muscolatura e stabilizzare l’articolazione interessata dalla tendinite. Questa è un’ottima metodologia per imparare a svolgere correttamente i movimenti che hanno portano all’infiammazione e quindi ad evitare il rischio di recidive.