LE ONDE D’URTO PER IL TRATTAMENTO DELLA FASCITE PLANTARE

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Si definisce “fascite plantare” la sindrome dolorosa dell’inserzione della fascia plantare sul calcagno. La patologia può provocare stiramento acuto o cronico, lacerazione e degenerazione della fascia nella sua sede di inserzione ed è la causa più frequente del dolore calcaneare.

 

Nonostante l’eziologia sia ancora poco compresa, la fascite plantare è stata riscontrata con maggior frequenza nelle persone che praticano attività sportive che includono corsa o  cammino su lunghe distanze. Molto presente è anche tra i tennisti, i ballerini e i giocatori di basket: lo sport è quindi un fattore da tenere in considerazione quando si parla di fascite plantare. Allo stesso tempo anche le persone che, a causa del lavoro sono costrette a mantenere un carico prolungato o a sostare su superfici rigide o persone in sovrappeso,  possono rientrare nella categoria di persone spesso colpite da fascite plantare.

 

I pazienti con fascite plantare lamentano dolore tipicamente graduale e insidioso avvertito a livello dell’inserzione dell’aponeurosi plantare. ll dolore insorge il più delle volte in maniera graduale, si può osservare quindi nel tempo un atteggiamento compensatorio nella deambulazione che risulta alterata. Le persone con fascite plantare infatti cercano strategie per evitare o alleviare il dolore e per questo motivo durante la deambulazione proiettano la maggior parte del carico sull’avampiede.

 

Quali sono i metodi per trattare questa patologia?

 

Generalmente la fascite plantare viene trattata in maniera conservativa, ma oltre all’Onda d’Urto che è la terapia per eccellenza se parliamo di fascite plantare o spina calcanearea, vi sono altri metodi per cercare di trattare questa problematica per alleviare il dolore nell’immediato : l’uso di ghiaccio e terapia farmacologica come antidolorifici, l’utilizzo di calzature adatte e/o plantari anatomici o l’applicazione di tape.

 

Per quanto riguarda la terapia fisica invece la metodologia più utilizzata è l’Onda d’Urto, utilizzata per la prima volta attorno agli anni ottanta  e impiegata tutt’oggi come trattamento non invasivo. Le Onde d’Urto, mediante un meccanismo di cavitazione, sono in grado di determinare una riduzione lenta delle calcificazioni intratendinee e, al tempo stesso, indurre una vasodilatazione locale che consente una lenta e graduale “pulizia” del tendine.

 

Il trattamento con Onde d’Urto risulta spesso fastidioso in quanto il bombardamento di una zona “infiammata” coinvolge le fibre nervose sensitive causando una sollecitazione dolorosa. Si tratta di un fastidio sopportabile che non richiede alcun trattamento anestetico e che cessa al termine del trattamento. Inoltre alla fine del trattamento il paziente non accusa alcun fastidio aggiuntivo. In alcuni casi è possibile che si avverta una riduzione del dolore anche subito dopo le prime ore a seguito del trattamento.