L'idrokinesiterapia

/news_foto_22.png

IDROKINESITERAPIA: IL PLUS NEL MONDO DELLA RIABILITAZIONE

Dal termine leggermente complicato l’idrokinesiterapia ci suggerisce il suo significato direttamente dalla sua etimologia.  Questa parola infatti è costituita da tre etimi che la descrivono perfettamente:

  • Idro (“hydro”): acqua
  • Kinesi (“kinesis”); movimento
  • Terapia(“therapeia”): guarigione

Possiamo quindi descrivere questa disciplina come quell’insieme di movimenti attivi, passivi o attivi assistiti, che avvengono in acqua a scopo terapeutico.

In che modo però si è arrivati a pensare che l’acqua fosse l’elemento essenziale per facilitare il percorso terapeutico?

 La verità è che muoversi in acqua è da sempre piacevole e gli esperti si sono chiesti se fosse possibile farlo con successo anche ai fini riabilitativi. Per questo motivo, anche se le proprietà dell’acqua erano note da tempo, dagli anni 70 l’esercizio in acqua è stato applicato soprattutto per la riabilitazione sportiva, al fine di aiutare gli atleti a recuperare più rapidamente dagli infortuni.

Con il tempo però i campi d’impiego dell’Idrokinesiterapia sono variati: infatti, grazie alle proprietà fisiche e alla temperatura superiore ai 30 °C, l’acqua è l’ambiente terapeutico ideale che permette di sfruttare il galleggiamento, la pressione idrostatica e la viscosità agendo rispettivamente sul carico, sul riassorbimento degli edemi, sul rilassamento muscolare e sulla resistenza opposta ai movimenti del corpo.

Nella sua totalità quindi lo scopo dell’idrokinesiterapia è quello di riabilitare al movimento, migliorando la mobilità articolare e accelerando il ritorno alla normalità. Ad oggi le patologie trattate nella piscina riabilitativa, sono sia ortopediche che neurologiche.

Nel primo caso è spesso utilizzata per trattare protesi d’anca, protesi al ginocchio, pazienti con problemi alla colonna vertebrale, ma anche per curare artrosi e artriti o altri disturbi articolari, sia acuti che cronici. Nel dettaglio, le sedute possono iniziare subito dopo l’intervento, al fine di ridurre possibili complicanze dovute all’immobilità prolungata.
Nel caso di patologie neurologiche invece il lavoro è adattato allo stato del paziente. In questo caso, infatti, il lavoro è mirato al miglioramento dell’equilibrio, della coordinazione e alla riduzione della spasticità.

Ma cosa fa davvero la differenza?

In entrambi i casi, che sia un problema ortopedico o neurologico, la marcia in più è il fattore psicologico.  Con l’idrokinesiterapia infatti, il rapido ritorno al movimento e i miglioramenti visibili già dalle prime sedute hanno un forte impatto a livello emotivo. Questo non solo porterà una carica di positività nel paziente ma soprattutto sul percorso riabilitativo.